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Come funziona Google (sul serio) – Il corso SEO

Collage di alcune slide del corso

Aggiornamento IMPORTANTE: questo è un vecchio post che promuoveva il corso e che contiene informazioni ormai obsolete. Dovreste leggere la pagina dedicata al corso sul mio nuovo sito di lavoro.

Quello che segue è il post vecchio, che tengo pubblicato solo per ragioni storiche.


Questo post è una marketta. Chi vuole, cambi canale. I curiosi, proseguano.

Per oltre un anno, in fondo a tutti gli articoli divulgativi di questo blog ho aggiunto un enigmatico post-scriptum: “Pensavo che sarebbe interessante parlare di argomenti simili in qualche evento. Giusto per dire.”

Adesso è arrivato il momento di annunciarvi un primo “qualche evento” e spero che ne apprezzerete la particolarità.

Ieri ho pubblicato un articolo sul funzionamento di Google ed ho scritto che in alcuni casi la forma scritta non è adatta a spiegare per bene le cose. Per fare chiarezza sul funzionamento di Google e per darvi tanti dettagli, è necessario spiegare le cose di persona. E, sfortunatamente per voi, stavolta non sarà gratis.

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Come funziona Google (solo un antipasto…)

La pipeline di Google

Vi chiedo di prestare attenzione. Non l’ho mai fatto finora ma stavolta si tratta di un’occasione molto particolare.

Quanto segue è un assaggio di quello che stava diventando un mastodontico e ingestibile articolo sullo scibile tecnico di Google, iniziato a scrivere diverso tempo fa.

Sono arrivato ad un punto in cui ho dovuto realizzare che un post in un blog non è più il contesto e metodo giusto col quale fornire questo tipo (e questa quantità) di informazioni. Per tante ragioni.

In un certo senso, mi sono arreso. Ma da un’altra prospettiva ne è nato qualcosa di molto molto più interessante.

Quindi ho deciso di proporvi oggi questa “opera incompiuta” e vi chiedo di fare un salto sul blog domani, 10 ottobre 2013, per darvi una notizia e per mostrarvi in che cosa ho trasformato questo articolo.

Se mi seguite da un po’ di tempo, sono certo di poter stuzzicare il vostro interesse.

A domani!

Aggiornamento: il 10 ottobre 2013 è arrivato e potete leggere la novità: Come funziona Google (sul serio).

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Google contro Google: l’assurda convinzione che esista un solo Google

Penso di non aver mai scritto un titolo così tanto vittima del keyword stuffing ma visto che si tratta di un risultato non cercato ritengo di poterlo classificare tra le spontanee e fisiologiche conseguenze di una mancanza di ispirazione.

Mi va di scrivere qualche riga a seguito della recente notizia che ha visto Google penalizzare sé stesso dopo aver commissionato a terzi una campagna di marketing che ha prodotto post promozionali (e qualche backlink che passava PageRank) su vari blog, con l’apparente obiettivo di pubblicizzare un video di Google Chrome.

Non tratterò la notizia in sé (potete approfondirla in questo articolo di SearchEngineLand) ma vorrei chiarire un aspetto che ho notato essere poco chiaro a diverse persone che per un motivo o l’altro sono costrette ad avere a che fare con Google: l’assurda convinzione che si tratti di un singolo soggetto o entità.

Premessa ai fanboy e ai “èilsolitomagnamagnari”

Io ho sempre preferito riflettere col cervello invece che con la pancia, penso che il prodotto finale sia più apprezzabile.

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Google non sa perché un sito ranka

Il titolo del presente articolo forse è un po’ un’esagerazione, ma mica di tanto, sapete?

Lo studio dei singoli fattori che determinano la posizione di una risorsa per una specifica query è un’attività tipica dei SEO che fanno reverse engineering ma non è necessariamente tipica di chi progetta un motore di ricerca.

L’obiettivo che mi do con questo post è spiegare perché, in alcuni contesti, fare reverse engineering in cerca di fattori che determinano una migliore posizione non ha un senso. E non intendo dire che sia troppo difficile raggiungere l’obiettivo ma proprio che non ha senso cercare qualcosa che non esiste.

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“Googleù” e l’errore di battitura che confonde Google

Trovo affascinante notare come i motori di ricerca si adattino ai cambiamenti.

Con l’obiettivo di essere uno specchio quanto più obiettivo possibile del mondo circostante, sono progettati per reagire a nuovi fenomeni e ad imparare automaticamente da essi, senza che qualche omino sia costretto a riscrivere nuove regole per gestire situazioni e scenari non esistenti né prevedibili in passato.

Da quando è nato Google+, un brand poco amichevole nei confronti degli algoritmi usati dai motori di ricerca per l’analisi della sintassi, mi sono chiesto come avrebbe reagito il motore di ricerca Google di fronte a quel carattere “+” che nel tempo sarà destinato a diffondersi sempre più.

Inizio con una breve trattazione dell’argomento dei caratteri speciali e dei sistemi adattivi, per poi farvi notare un fenomeno molto raro da osservare e legato alla nascita inaspettata di una nuova parola.

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