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Studi sui fattori di ranking: distinguere quelli utili da quelli farlocchi

In fondo a questo articolo c’è un’infografica. Lo scrivo in cima altrimenti c’è il rischio che ve la perdete.

Non ho mai fatto mistero della mia avversione per qualsiasi tipo di studio dei fattori di ranking. Taglio corto e spiego che la ragione è che, a prescindere dalle buone intenzioni degli autori, i risultati di questi studi sono quasi sempre fuorvianti e a volte dannosi.

Viene subito alla memoria l’aneddoto che mi ha raccontato un esperto (e popolare) collega, a cui è capitato di dover essere valutato da persone poco addentro al settore SEO sulla base dei risultati di uno studio di fattori di ranking, considerato al pari di una bibbia.

Il problema di fondo, tuttavia, è che tali studi rafforzano nelle persone l’idea che i segnali presi in considerazione dai motori di ricerca per il ranking siano valevoli per tutti i siti e che possiedano un peso intrinseco invece di un peso che varia a seconda dei casi, come avviene sempre più spesso.

Il rischio è dunque che gli studi che hanno l’obiettivo di riassumere e sovra-semplificare un fenomeno complesso come il ranking vengano presi in considerazione senza quel grano di sale che impedirebbe alla gente di creare danni. La quantificazione di tale rischio è molto soggettiva e dipende solo da quanto ciascuno di noi ritiene il sale un elemento abbondante nella zucca delle persone.

L’obiettivo del presente articolo è costruttivo/istruttivo e quindi, spronato da un paio di recenti studi sui fattori di ranking di Google, uno dei quali pubblicato da un’azienda molto in vista, mi accingerò a spiegare come distinguere gli studi sui fattori di ranking “teoricamente utili in alcuni contesti” da quelli del tutto farlocchi.

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Lo strumento di monitoraggio SERP che manca

Mooolto tempo fa venne fuori un tool per SEO che comparava la SERP di una query su Google.com con la corrispondente SERP su Yahoo!.

Il tool permetteva di osservare visualmente quali risultati (si legga: siti web) osservati su Google apparivano anche su Yahoo! e viceversa. Pur non essendo di utilità pratica per il lavoro quotidiano dei SEO, era uno strumento simpatico per rendersi conto quanto i risultati dei due motori di ricerca differivano.

Uno degli aspetti interessanti era che era possibile osservare anche in che modo i siti comuni alle due SERP cambiavano posizione nei due motori: allego uno screenshot nel quale le linee tra due specifici punti permettono di rendersi conto quanto interi gruppi di siti su Google avanzavano o arretravano di posizione nella corrispondente SERP di Yahoo!.

Comparazione di una SERP di Yahoo! e la corrispondente di Google

Perché tiro fuori dal cappello questo vecchissimo tool? Perché all’epoca rimasi affascinato dalla modalità di visualizzazione scelta per dare evidenza delle differenze di posizione e perché credo che un approccio molto simile potrebbe essere usato per un tipo di tool di monitoraggio delle SERP che al momento non mi risulti esista e verrebbe estremamente utile ai SEO.

Di che sto cianciando

Tutti i tool di rank checking esistenti si focalizzano sul monitoraggio delle posizioni di uno specifico sito web e al massimo estendono le analisi ad un gruppo di altri siti web (es: competitor), che il SEO deve fornire. L’attenzione è comunque accentrata su un sito web principale.

Tuttavia non esiste un tool per il monitoraggio di una SERP in sé, che valuti come i siti cambiano di posizione nel tempo per una o più query a prescindere da quali siti popolano la SERP stessa.

A che cosa potrebbe servire un tool siffatto? A comprendere, di fronte a repentini cambiamenti di posizione di un sito, se un fenomeno è circoscritto al sito o se è esteso a diversi siti che sono soliti popolare le SERP.

Questo genere di informazione risolverebbe diversi tipici grattacapi dei SEO: di fronte ad un repentino cambiamento nel modo in cui Google o altri motori trattano il nostro sito abbiamo la tendenza a chiederci che cosa abbiamo fatto per scendere o salire di posizione o che cosa non abbiamo fatto e che avremmo dovuto fare.

Sono domande lecite, che però spesso non prendono in considerazione quando altri siti oltre al nostro hanno sperimentato fenomeni simili, potenzialmente indicatori di un tweak dell’algoritmo di ranking.

Chi è pratico di un settore e controlla frequentemente le SERP di riferimento possiede l’occhio abbastanza allenato per cogliere i movimenti dei competitor. In caso di repentini cambi di algoritmo i forum si riempiono inoltre di SEO e webmaster allarmati. Tuttavia non esiste uno strumento o un metodo che fornisca informazioni dettagliate, indici globali di cambiamento delle SERP o comodi sistemi di alert.

Io ritengo che uno strumento simile manchi alla tavolozza del pittore SEO e che grafici simili a quelli del tool che vi segnalavo ad inizio articolo potrebbero risultare davvero molto immediati per aiutarci a comprendere meglio i mutevoli comportamenti dei motori di ricerca…

…specie quando vengono preannunciati ed avremmo la possibilità di monitorare facilmente “il prima e il dopo”.

Qualcuno di voi accetta la sfida e me ne progetta uno? 😛